Quali sono le previsioni 2024 per la tokenizzazione degli asset? Parliamo di PR metaverso, blockchain, web3: l’anno che sta per arrivare è figlio di una nuova era. Proprio così. Una vera e propria rivoluzione finanziaria ci attende, dopo anni di preparazione e progressi. Questo perché la tokenizzazione degli asset – che altro non è che il processo di conversione di beni del mondo reale in token digitali su reti blockchain – sta finalmente per darci delle opportunità da non sottovalutare.
Cosa cambia nel 2024
Fatta questa premessa, è importante dare un’occhiata a cosa ci attende nel 2024. Prima di tutto, nel mercato sono destinati a entrare ulteriori attori finanziari, soprattutto coloro che stanno supportando l’innovazione. L’idea di base è che sta per iniziare una nuova generazione di asset tokenizzati. Pensiamo agli asset di alto valore, come l’arte e l’immobiliare: con la proprietà frazionata, si dà a tutti la possibilità di valutare investimenti più accessibili. A garantire una maggiore conformità e fiducia, troviamo l’ERC-3643 di Ethereum.
Il mondo intero si sta aprendo verso una nuova economia, e affermare il contrario sarebbe un potenziale errore. Anche perché di recente è stato approvato in Italia il Decreto Legge sulla tokenizzazione di azioni e obbligazioni: un passo in avanti verso un futuro ancor più tecnologico, indubbiamente. Sulla base di quanto riportato dagli esperti, il mercato della tokenizzazione degli asset potrebbe raggiungere ben 10 trilioni di dollari entro il 2030.
Un ulteriore ruolo importante è stato svolto dall’Unione Europea: dopo anni, ha scelto di mettere a punto la normativa MiCAR, attesa in vigore per la fine del 2024 e gli inizi del 2025. Di conseguenza, sono sempre di più le istituzioni finanziarie incuriosite e propense ad approfondire un tema come la tokenizzazione.
I vantaggi, in effetti, sono molteplici: la liquidazione delle transazioni è indubbiamente più veloce, con una disponibilità fissa, ben 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. La programmazione degli asset consente anche di prendere delle decisioni più consapevoli, e allo stesso tempo mira a ridurre gli errori umani. C’è di più, perché un ulteriore motivo per cui la tokenizzazione è un enorme punto di riferimento per il 2024 è la possibilità di stipulare dei contratti intelligenti, con registri immutabili.
La nuova tokenizzazione delle risorse è il trend del 2024
Quando si avvicina un nuovo anno, gli esperti vogliono focalizzarsi sulle opportunità di investimento. La proprietà frazionata, come già anticipato, dà delle occasioni in più, poiché consente funzionalità programmabili e una migliore tracciabilità. Dunque, sì, gli emittenti saranno sempre più interessati a immettere nel mercato asset alternativi tokenizzati. Tra i mercati più interessanti e da tenere sott’occhio citiamo quelli dei diritti di proprietà intellettuale, come licenze e royalties, invece si dimostrano potenzialmente fruttuose attività come crediti di finanza commerciale o crediti di carbonio.
Del resto, sono le istituzioni finanziarie stesse ad aver lanciato prodotti di tokenizzazione nel 2023, dimostrando un interesse sempre più concreto per la tecnologia blockchain. La tendenza non è destinata a sgonfiarsi, bensì ad essere presa ancor più come punto di riferimento.
La significativa visibilità guadagnata dalla tokenizzazione, in ogni caso, dimostra quanto questa tecnologia innovativa e rivoluzionaria sia destinata a cambiare il modo in cui gli asset vengono comprati, ma anche venduti o scambiati. Pensiamo al fatto che possiamo accedere a investimenti prima impensabili, come quelli legati al mondo immobiliare: i costi sono inferiori, e ciò rende accessibile il mercato finanziario a molte più persone, e non più solo una nicchia.
Va da sé, a questo punto, che è importante ribadire l’importanza delle normative e delle regolamentazioni, poiché solamente queste possono stabilire regole e linee guida standardizzate sulla tokenizzazione e garantire un mercato che trasmette più fiducia nei potenziali investitori. Non solo fiducia, però, poiché è indispensabile mitigare qualsiasi rischio e al contempo supportare anche la rivoluzione e l’innovazione nei confronti della tecnologia blockchain. Sottolineiamo che in Italia le aziende che al momento conoscono tale tecnologia rappresentano il 37% totale: diffusa sempre più nel resto del mondo, sta faticando a imporsi in Italia, ma, con il Decreto Legge, si è osservato un aumento di interesse.