Ogni mese milioni di contenuti generati dall’intelligenza artificiale si affacciano sul web. Stiamo parlando di immagini che imitano l’estetica di artisti celebri, testi che sembrano frutto di una redazione esperta, musica prodotta da software capaci di analizzare stili e tendenze. L’accelerazione tecnologica è evidente, ma la cornice normativa fa altrettanto?
Chi crea un’opera con l’ausilio dell’AI può rivendicarne la paternità? E quali diritti spettano a chi riconosce nelle nuove produzioni tracce del proprio lavoro? Il dibattito coinvolge aziende, creativi e piattaforme, senza considerare che un’intelligenza artificiale alla portata di chiunque era presente solo nei libri di fantascienza fino a pochi anni fa. Sempre più professionisti si affidano a un avvocato intelligenza artificiale per orientarsi in una giungla normativa che varia da Paese a Paese e cambia a ritmo serrato, con l’Europa in prima linea con l’AI Act.
L’AI e il copyright digitale: regole che inseguono l’innovazione
Le tecnologie di generazione automatica hanno aperto possibilità impensabili solo pochi anni fa, ma allo stesso tempo hanno scosso le basi del diritto d’autore. Se un algoritmo attinge a database colmi di immagini e testi per produrre nuove opere, si pone una domanda da cui non possiamo sottrarci: l’uso di quei materiali è lecito?
Dobbiamo osservare un aspetto, ovvero: le dispute sul copyright crescono di giorno in giorno, e sempre più spesso riguardano opere nate dagli algoritmi. Pensiamo a quei brani musicali che somigliano alle composizioni che conosciamo già, alle immagini che ricalcano lo stile di artisti esistenti, reali, ai testi che attingono ai dati e alle informazioni online, ma senza citare (che è una delle prime regole del giornalismo). La legge sta cercando di tenere il passo: pensiamo all’Europa, che ha deciso di intervenire con l’AI Act, normativa che chiede trasparenza e tracciabilità a chi sviluppa e utilizza sistemi di intelligenza artificiale. Chi non si adegua rischia conseguenze pesanti, anche economiche, con multe che mettono di certo a dura prova aziende e startup.
Perché rivolgersi agli specialisti del diritto digitale
Siamo nell’era digitale, ed è ormai innegabile: ne è passato di tempo da quando i primi PC sono entrati nelle nostre case. La tecnologia si è evoluta a un ritmo impressionante, e noi con lei. Molti hanno installato ChatGPT sul proprio telefono, le aziende si impegnano per capire come sfruttare questa potente tecnologia a proprio favore. C’è un “ma”, una considerazione da fare: poter contare su uno studio legale, nel “mare magnum” del cambiamento, è tutto.
Studio Legale Difesa d’Autore è il punto di riferimento per l’era dell’Intelligenza Artificiale: stiamo parlando di una consulenza legale all’avanguardia, proprio per affrontare le sfide che inevitabilmente derivano da questa tecnologia. Gli esperti sono l’Avv. Alfredo Esposito, autore di spicco che tratta da tempo le tematiche legate all’AI, così come l’Avv. Mario Sica. Tra i servizi, citiamo compliance e governance dell’IA, proprietà intellettuale e AI generativa, contrattualistica specializzata per l’IA, privacy, data protection e IA, così come copyright e intelligenza artificiale generativa e ancora responsabilità e gestione del rischio (perché, sì, la domanda a cui rispondere è la seguente: chi paga se l’AI fa danni?).
Normative globali e sfide future
Sappiamo che l’intelligenza artificiale è destinata a diventare sempre di più il motore di cambiamento per ogni settore, dalla produzione creativa alle industrie tradizionali. Ma il suo utilizzo, soprattutto quando genera contenuti o analizza grandi quantità di dati, comporta responsabilità che non possono essere ignorate. Innovare con consapevolezza deve essere la strada da seguire, anche perché la regolamentazione dell’IA è tutt’altro che uniforme: cambia da Stato a Stato, e in Europa sappiamo che l’approccio è rigoroso. Stiamo ponendo sempre più l’attenzione nei confronti della trasparenza e della responsabilità.
Se poi a questo aggiungiamo che c’è chi opera nei mercati internazionali, abbiamo il dovere di rispettare normative in costante aggiornamento, proprio come l’evoluzione dell’AI stessa, che non si ferma. Anzi, la stiamo adottando sempre di più, proprio perché lo scopo è “rimanere competitivi”. Alle aziende, però, non viene chiesto solo di adeguarsi agli standard di competitività, ma di rispondere a quelli di trasparenza, rispettando la legge. Ecco perché, per la gestione dei rischi legati all’adozione di AI, serve un punto di riferimento sapiente dietro, come lo Studio Legale Difesa d’Autore, che segue lo sviluppo delle normative internazionali.


