I nostri genitori e nonni, invecchiando, potrebbero avere bisogno di un supporto: molti richiedono qualcuno che li aiuti con le pulizie domestiche e le faccende quotidiane, altri un vero e proprio professionista che si possa occupare delle loro cure, come per la somministrazione dei farmaci. C’è poi anche chi, semplicemente, dopo essere rimasto vedovo o vedova, ha il desiderio di colmare la solitudine con qualcuno che possa far parte della propria vita, magari alleggerendo l’anziano da alcune mansioni che potrebbero risultare pesanti. I figli, soprattutto se lavorano o non vivono nella stessa città, possono valutare l’assunzione di colf o badanti.
Come assumere un collaboratore domestico
Partiamo con il dire che assumere un collaboratore domestico può riguardare non solo gli anziani: non ci riferiamo solamente a colf e badanti, questa tipologia di contratto potrebbe riguardare anche baby sitter o cuochi che possono occuparsi della casa e di mansioni ben definite durante il colloquio.
A trattare il tema, a livello legale, ci pensa la legge 339/1958 in unione al CCNL applicato e strettamente legato alla convenzione dell’OIL 189 del 2011.
Per poter procedere con l’assunzione regolare, sarà necessario redigere un contratto esaminando tutti documenti del lavoratore. Il decreto stabilisce che le parti debbano adempiere a tutte le clausole contenute del contratto, soprattutto per quanto riguarda il reddito annuo e le ore di impiego settimanali stabilite. Qualora fosse previsto un contratto di soggiorno, il datore di lavoro dovrà anche occuparsi di fornire un alloggio adeguato e pagare le spese di viaggio di rientro nel paese d’origine.
Assumere facilmente badanti e colf
Come assumere un aiuto domestico senza perdersi nella burocrazia? La busta paga colf e badanti potrebbe mettere in difficoltà ma online si trovano servizi di professionisti che si occupano di semplificare tutte queste pratiche aiutandoti a tenere sotto controllo gli sprechi di tempo e denaro, garantendo però un’assunzione in regola e una tutela al 100%.
Ne è un esempio dichiarofacile.it che attraverso il servizio Domestico aiuta a calcolare tutti i costi reali relativi ad un collaboratore, aiutando a gestire la parte contrattuale, le tasse e lo stipendio registrando in modo chiaro e intuitivo le ore di lavoro. Perché sceglierlo? Si può avere tutto sotto controllo in un unico servizio, senza nemmeno dover pagare un commercialista.
Come comunicare l’assunzione all’INPS
Il primo passaggio da ricordare è quello di comunicare all’INPS le informazioni almeno 24 ore prima dell’inizio dell’attività. Basterà andare sul sito ufficiale e compilare il modello che oggi conosciamo come COLDASS, noto come LDEM09 Extra UE per lavoratori che provengono da nazioni Extra Comunitarie.
Chi si occupa dei contributi da versare
Quando si assume un collaboratore domestico, il datore di lavoro si fa carico del versamento dei contributi che sono strettamente collegati alla retribuzione e in linea con quanto richiesto dallo Stato. Vogliamo però sottolineare la presenza di agevolazioni fiscali: quanto versato può infatti essere detratto dal proprio reddito fino ad un massimo di 1549,36 euro l’anno, conservando con cura tutte le ricevute dei bollettini INPS.
Una maggiore agevolazione fiscale è data alle persone non autosufficienti che necessitano di addetti all’assistenza: in questo caso si può detrarre un’imposta lorda del 19% delle spese già sostenute fino ad un massimo di 2100 euro annui. Per poter accedere a queste agevolazioni, il disabile dovrà utilizzare un certificato medico che attesti patologie e situazione di non autosufficienza e tutte le ricevute dei pagamenti.
Questi sgravi, messi a disposizione dal Governo, sono valide se il reddito complessivo non supera i 40.000 euro.
Quante ore può lavorare un collaboratore domestico?
La legge si è espressa molto chiaramente per quanto riguarda gli orari di lavoro dei collaboratori domestici, tra cui colf, baby sitter e badanti. I contratti solitamente si dividono tra tempo pieno e part time. Quando è richiesta una collaborazione fissa, si contano 54 ore settimanali in caso di convivenza e sole 40 qualora il professionista vivesse altrove.
I contratti part time si limitano invece a 25 ore, si sconsiglia un’assunzione con meno ore poiché i contributi previdenziali risulterebbero troppo alti e svantaggiosi per le famiglie.