C’è un cambiamento che si muove silenzioso ma rapido, invisibile agli occhi ma evidente nelle conseguenze: l’avanzare dell’Intelligenza Artificiale. Un fenomeno che non appartiene più alla fantascienza, ma che bussa alle porte delle nostre vite quotidiane, ridefinendo ruoli, decisioni e confini etici. E se è vero che ogni rivoluzione porta con sé timori e opportunità, oggi più che mai serve lucidità per comprendere in che direzione stiamo andando.
Chi osserva da vicino questo scenario in evoluzione è Marco Petralia Trader, ex ingegnere informatico per Sky ed Enel, oggi analista finanziario specializzato nel settore tecnologico. La sua voce è una di quelle che non si lascia affascinare facilmente dalle mode del momento, ma che cerca il punto d’equilibrio tra entusiasmo e prudenza. Petralia ha recentemente analizzato un report di Goldman Sachs che prospetta un impatto epocale: nei prossimi 12 mesi, oltre 300 milioni di posti di lavoro nel mondo potrebbero essere automatizzati. Una cifra che non può né deve lasciare spazio all’indifferenza.
Una promessa ambivalente
“Siamo di fronte a un paradosso tecnologico”, afferma Petralia. E le sue parole sono frutto di un dato ineludibile: l’Intelligenza Artificiale sta accelerando a un ritmo che la società fatica a seguire. Non stiamo parlando solo di rimpiazzare compiti ripetitivi o mansioni manuali: l’IA oggi apprende, suggerisce, crea. Sta riscrivendo le regole della produttività e del pensiero. E mentre nei laboratori si sperimentano algoritmi capaci di diagnosticare malattie con una precisione superiore a quella umana, negli uffici si mettono in discussione intere professionalità.
Il rischio, secondo l’analista, è proprio nella velocità. Non tanto nella destinazione finale — che potrebbe anche portare a un benessere diffuso — quanto nel fatto che la transizione potrebbe non dare abbastanza tempo per prepararsi. “Non parliamo di decenni, ma di mesi”, avverte. Il cambiamento è in corso, e non concede sconti.
In un mondo in cui tutto può essere delegato a una macchina, cosa resta umano? La domanda non è retorica. Petralia invita a riflettere sulle potenzialità dell’Intelligenza Artificiale e sul rischio di concentrare troppo potere in poche mani, di amplificare diseguaglianze già profonde. “Servono politiche sociali adeguate, capaci di accompagnare la trasformazione”, sostiene. E qui entra in gioco la responsabilità collettiva: istituzioni, aziende, cittadini devono costruire insieme un nuovo patto sociale, in cui la tecnologia non sia fine a sé stessa ma strumento di inclusione. Il futuro che ci aspetta non è scritto: dipenderà da come sapremo orientare questa forza rivoluzionaria, senza farci travolgere né cadere nella retorica del progresso inevitabile.
Liberare tempo, non sostituire persone: una rivoluzione da orientare
C’è, però, anche un lato da non sottovalutare affatto in questo scenario. L’Intelligenza Artificiale può diventare un alleato formidabile, se messa al servizio della creatività, dell’innovazione, della sicurezza. “Potremmo liberarci da compiti monotoni o pericolosi, e dedicare più tempo ad attività a valore aggiunto”, sottolinea Petralia. Immaginare un mondo in cui le macchine si occupano delle operazioni più faticose, lasciando spazio alla mente umana per esplorare, progettare, educare, non è utopia. È una possibilità concreta.
Tuttavia, ciò che farà la differenza sarà la capacità di governare l’IA e non subirla. Perché il rischio che la tecnologia diventi una truffa — se affidata solo al mercato o a logiche speculative — non è trascurabile. Ma se incanalata verso obiettivi condivisi e trasparenti, potrà trasformarsi nella più grande alleata dell’umanità.
La bussola, però, deve essere il valore umano. L’Intelligenza Artificiale è uno strumento potente, ma resta a noi decidere come usarlo: per costruire ponti o per alzare barriere. Il parere di Marco Petralia si inserisce in questa riflessione con equilibrio e competenza: una visione né ingenuamente ottimista né eccessivamente catastrofista. Il messaggio è chiaro: la rivoluzione è appena iniziata, ma abbiamo ancora la possibilità di scrivere le sue regole. L’epoca dell’IA non appartiene più a un futuro lontano, alle pagine dei libri di fantascienza che leggevamo da bambini: è adesso. E come ogni momento di svolta, richiede consapevolezza, responsabilità e immaginazione. Per riscoprire ciò che di più umano abbiamo: la capacità di scelta.